Fino a ieri tutto faceva pensare al peggio. Tra chi preannunciava spargimenti di sangue, complotti destabilizzanti, forze dell'ordine inferocite pronte ad usare le vecchie abitudini per calmare i protestanti, salafisti e quant'altro. Dal nostro stesso blog avevamo condiviso alcune preoccupazioni, confermateci da un messaggio tra l'altro giuntoci dall'unita di crisi della Farnesina, che invitava la comunita' italiana in Tunisia alla massima prudenza. Il 1 maggio verra' ricordato come una giornata ambigua. Non c'e' stato il pienone ad Avenue Burghiba, ma comunque la storica strada si e' riempita. Oltre 5,000 persone, ma le stime variano. La piazza non e' stata teatro di scontri ma la polizia ha dato il peggio di se aggredendo la blogger Lina Ben Mhenni (la notizia e' stata riportata dall'espresso , due precisazioni fatte da Lina: non ha 22 anni ed i poliziotti non hanno cercato di violentarla, questo non cambia certo la gravita' dell'accaduto!!).
Tanti i partiti rappresentati, tanti gruppi, segno della nuova Tunisia multi-colore, polarizzata su alcuni temi, ma ancora assai frammentata tra le nuove fazioni di un movimento democratico di opposizione, che stenta di decollare come forza coesa. L'anti-Ennada sembra essere l'unico fattore che accomuna questi partiti (vedi immagine al lato di un cartello apparso oggi su Avenue Bourghiba con accuse indirette al partito al potere).
Una cosa e' certa: manca una risposta concreta (in ambo i campi) ai problemi economici della Tunisia di oggi, problemi che dovrebbero esser al centro dei dibattiti il 1 maggio. La Tunisia vive una congiuntura economica assai difficile. Come nella sponda Nord del mediterraneo, la crisi si fa sentire. 800,000 disoccupati, forse piu', quasi il 20 percento della popolazione attiva. I primi segnali di ripresa ci sono, ma cosi anche le incertezze di una transizione politica ancora non completata e di un economia che - dati i suoi legami con l'Europa - dipende dai destini di un continente in preda ai propri problemi. E allora non ci resta che dire. Inshallah labesse.
Tanti i partiti rappresentati, tanti gruppi, segno della nuova Tunisia multi-colore, polarizzata su alcuni temi, ma ancora assai frammentata tra le nuove fazioni di un movimento democratico di opposizione, che stenta di decollare come forza coesa. L'anti-Ennada sembra essere l'unico fattore che accomuna questi partiti (vedi immagine al lato di un cartello apparso oggi su Avenue Bourghiba con accuse indirette al partito al potere).
Una cosa e' certa: manca una risposta concreta (in ambo i campi) ai problemi economici della Tunisia di oggi, problemi che dovrebbero esser al centro dei dibattiti il 1 maggio. La Tunisia vive una congiuntura economica assai difficile. Come nella sponda Nord del mediterraneo, la crisi si fa sentire. 800,000 disoccupati, forse piu', quasi il 20 percento della popolazione attiva. I primi segnali di ripresa ci sono, ma cosi anche le incertezze di una transizione politica ancora non completata e di un economia che - dati i suoi legami con l'Europa - dipende dai destini di un continente in preda ai propri problemi. E allora non ci resta che dire. Inshallah labesse.
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