martedì 12 luglio 2011

Incontri

Il caldo di Luglio ed il traffico disordinato di Roma non hanno scoraggiato i partecipanti della presentazione del libro « Non Ho Più Paura. Tunisia. Diario di una rivoluzione » presso il centro culturale CLAC. L’associazione che ha organizzato l’evento si presenta come la sintesi di uno dei messaggi del libro stesso: Incontri. Una casetta in mezzo al verde di un parco e’ stato il teatro dell’incontro di molti « italiani di Cartagine ». I personaggi del libro (purtroppo non tutti) si sono conosciuti di persona in questa occasione. Personaggi incontrati e frequentati attraverso la rete, intervistati via Skype, finalmente con un volto, si sono riuniti attorno ad un tavolo, per parlare del libro anch’esso nato sul web ed ora materializzatosi. Nuovi volti si sono aggiunti, allargando le file della rete. Tra questi Igiaba Scego, presidente dell’associazione, somala cresciuta in Italia, scrittrice di incontri e realtà nel suo ultimissimo libro: La mia casa e’ dove sono , un titolo quando mai azzeccato per nomadi contemporanei come molti di noi, « portatori della propria casa sulle proprie spalle » come scrive Igiaba, ricordando un’espressione di sua madre sempre in movimento alla ricerca di pozzi d’acqua. Tra il pubblico c’erano molti tunisini, ognuno con un passato tutto da raccontare. Il dibattito e’ stato appassionante e si accende appena si tocca il tema dell’ immigrazione. « Perche’ i Tunisini sono venuti in Italia subito dopo la rivoluzione ? » si chiede uno dei giornalisti in sala – « Perche’ le difficolta’ economiche di alcune zone del paese, persistono - rispondiamo ». Una tunisina si anima e ricorda che in questi viaggi della diperazione si sono imbarcate persone che hanno partecipato alla rivoluzione non per il « pane » (diversamente a quanto hanno detto in molti) ma per la libertà, la dignita’. Ora però domandano un'opportunità (economica) che non puo’ essere creata o disponibile nell’immediato. « Vengono in Italia per cercare lavoro, per poter tornare con qualche soldo in più e contruire il proprio paese ». Sono frasi che ci toccano nel vivo. In fondo anche noi abbiamo abbandonato il nostro paese da oltre 10 anni in cerca di un’opportunità. Le aspirazioni di questa gente sono state le nostre. Ci sentiamo oggi piu’ vicini che mai ai tunisini presenti in sala che hanno fatto di Roma la propria casa. Come loro, ricordando cio’ che e’ stato conquistato pochi mesi fa, ci commuoviamo quando ascoltiamo il loro inno nazionale, ripercorriamo mentalmente le parole tradotte da internet, e poi sorridiamo consapevoli di essere legati da un comune percorso.


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