mercoledì 27 luglio 2011

Ritorno al "caos calmo" di Casa (Tunisia)

Dopo una breve vacanza in Italia, siamo tornati nella "nostra" Tunisia, felici a appassionati di essere i vostri occhi e orecchie della Tunisia di oggi, e tornare a scrivere. Ci portiamo dietro l'immagine di un Italia anch'essa in movimento, anche se ancora indecisa su come e se compiere la propria rivoluzione. Molti dei problemi dell'Italia che lasciamo alle spalle ricordano per molti aspetti quelli della Tunisia in ebollizione alla vigilia della rivoluzione: poverta' in crescita, disoccupazione giovanile, disparita' regionale, corruzione e concentrazione dei media. Utilizzandando questi stessi concetti durante una delle presentazioni del libro, ci e' stato chiesto "ma parlate di Tunisia o di Italia?". Abbiamo pero' ascoltato di storie di discontinuita nelle rivolte e nelle proteste. Gente che scende in piazza piu' perche' e' trendy, per farsi fotografare e esporsi su facebook che per convinzione, o altri che aspettano "che qualcun'altro faccia la rivoluzione", e molti che ci provano veramente, ma con grandi delusioni. Siamo lontani dagli eroi di Regueb e Kasserine che ci hanno lasciato la pelle, o coloro che per mesi si sono accampati per settimane davanti al palazzo del governo per ottenere l'epurazione totale del partito RCD (movimento della Kasbah). Siamo lontani da un movimento che coinvolge tutta la societa' e le categorie professionali come cio' che abbiamo visto e descritto nel libro. Ci ha colpito comunque il fascino dei nostri lettori, degli ascoltatori e giornalisti (ascolta intervista radio) sulla Tunisia in cambiamento. E in realta' la Tunisia che abbiamo ritrovato e' in ebollizione, un caos calmo, dove il ritorno all'apparente normalita' dopo lo scontro di Sidi Bousid e le proteste di un tentata Kasbah 3 di meta' luglio sembrano calmarsi. E' un caos calmo pero', dove la campagna elettorale corre a pieno ritmo, la gente si affretta a registrarsi per le prime elezioni libere, le paure degli islamisti e il deterioramento della sicurezza, che molti additano - tra teoria di cospirazione e ragionevoli considerazioni - alle possibili infiltrazione di Ben Ali nel tentativo di destabilizzare il paese e ripresentarsi presto con lo slogan a noi Italiani ben noto "si stava peggio come si stava peggio" che ricorda l'immagine di un caricaturista Algerino nella foto accanto. Tenete duro ragazze e ragazzi della Tunisia libera. Tutto il mondo (compresa l'Italia) ha gli occhi puntati su di voi!!!

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