“Gli Italiani di Cartagine” è il nome datoci dai nostri vicini nelle giornate in cui il popolo tunisino proteggeva se stesso e chiunque fosse loro vicino - compresi la nostra famiglia- dalle milizie di Ben Ali. Italiani di cartagine e' oggi uno spazio libero per raccontare la "nuova" Tunisia attraverso gli occhi un gruppo di amici italiani residenti e impegnati in Tunisia e non solo, uno spazio di denuncia e riflessione su fatti che stanno cambiando il mediterraneo.
mercoledì 12 dicembre 2012
Evitata "escalation" sciopero cancellato
Alla vigilia dello sciopero generale, Il segretario generale della UGTT, il maggiore sindacto tunisino, ha annullato lo sciopero richimando all'unita e alla vigilanza contro chi trama contro richiede vigilanza e di unità in tutta l'Unione, contro ciò che sta accadendo contro di essail sindacato. L'UGTT andrà sempre per difendere il paese e la sua unità ", recita la pagina ufficiale di Facebook del sindacato, spiegando la decisione con il desiderio di preservare il clima di pace sociale in questa difficile fase, segnata in particolare dalle attività di gruppi armati al confine con l'Algeria.
domenica 9 dicembre 2012
Tunisia, verso il 13 dicembre: una seconda rivoluzione
La scorsa settimana l'UGTT, il piu grande sindacao tunisino ha indetto uno sciopero generale, non succedeva dalla rivoluzione, in seguito alla "escalation" di violenze e intimidazioni di forze vicine all'ala radicale di Ennhada.Una seconda rivoluzione? L'inizio della fine di Ennhada? Un Egitto bis? Secondo un eccellente post che abbiamo raccolto su una pagina facebook di un alto funzionario tunisino "Le proteste di ieri hanno il merito di chiarire la natura della battaglia che si gioca oggi nel nostro Paese: da un lato, i sindacalisti e i loro amici a difendere una organizzazione storica che era tutto lotte per la libertà, la democrazia e il progresso del popolo tunisino, dall'altro, la predicazione dell'odio e della violenza di alcuni imam, dotati di un vero e proprio progetto fascista che vede qualsiasi opposizione al governo come eresia.Il futuro del nostro Paese si sta giocando in questo momento e sarà soprattutto il giorno dello sciopero generale il Giovedi 13!"" Il risultato e' molto incerto, ma la posta in gioco e' di certo molto alta.
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mercoledì 10 ottobre 2012
Tunisia: la nuova strategia della paura?
Un anno e mezzo fa sceglievamo per il nostro libro proprio il titolo "non ho piu paura". La Tunisia si era liberata dalla paura del proprio ditttaore, l'occidente si era scoperto nudo di fronte alle proprie paure dell'altro, rilanciando un nuovo interesse e fascino per le cosiddette privameve arabe. Oggi piu' voci si sollevano su una strategia piu' o meno strutturata di rilancio della paurain Tunisia. Come descitto abilmente in un articolo di Abdelwaheb Medded, dietro la "tolleranza" dell'attuale governo dei salafiti, ci sarebbe un'alimentazione del principo che ricentralizza attorno allo stato l'onere di proteggere la sicurezza dei cittadini della violenza. Un principio che viene ricordato ogni venerdi attraverso imponenti schieramenti di forze all'orrario della preghiera. Per far crollare la libertà si deve rilasciare sulla paura, o deliberatamente reintrodurre la paura di forze estremiste. Non solo si finisce per incoraggiare gli abusi dei criminali salafiti, ma corpo di polizia e giudici trasformano le vittime in colpevoli. La sensazione di insicurezza e terrore cresce e si diffonde, quando le figure di autorità si mescolano con i delinquenti e criminali, tirandosi da parte, come e' successo con li attacchi all'ambasciata e alla scuola americana, o ci si rende protagonisti di crimini verognosi come lo stupro della giovane commesso dalle forze di polizia. Difficile in questi contesti rimare dell'ormai nostalgico "jamais plus peur" post-rivoluzionario, ma e' chiaro che cedere alla paura non fa altro che dare spazio e far vincere la strategia piu' o meno nascosta dietro gli eventi delle ultime settimane.
giovedì 4 ottobre 2012
Velate o violentate?
..E' il messaggio provocatorio (vedi foto) di una delle centinaia di donne che si son presentate ieri 2 Ottobre a sostegno di Mariam, violentata da 2 poliziotti Tunisini il 3 settembre a Ain Zaighouan e successivamente accusata di atti osceni in luogo pubblico! Per molti, la storia di Mariam, e' il fondo di una rivoluzione fallita, di un ritorno dell'impunita' dell'epoca di Ben Ali, di un governo che non sa piu' controllare il territorio ne le proprie forze dell'ordine (come gia' visto durante l'attacco all'ambasciata e alla scuola americana di qualche settimana fa), come di un'avanzata di un ondata radicale che fa della donna la vittima di un nuovo (anche se molto arcaico) modello di societa dove il moralismo si applica in un unica direzione.
La reazione delle centinaia di attivisti per strade, la campagna di mobilizzazione massiccia sulla rete, il coraggio di una ragazza che non ha avuto peli sulla lingua nel denunciare apertamente i propri aggressori (incluso in televisione) e rivendicare la propria dignita', e' forse l'atra faccia di un paese che vuole lottare per non rientrare nel baratro dell'inpunita', che vuole proteggere i diritti della donna e che si trova a vivere un passaggio molto delicato di una transizione, che oggi quanto mai rimane incerta.
Come al solito da tristezza il continuo disinteresse del nostro paese a questo passaggio delicato. Mentre ministri francesi esprimono solidarieta' alla donna, persino delle Ucraine scendono in piazza, i pochi 70 kilometri che di separano dalla Tunisia sembrano un gran fossato.
La reazione delle centinaia di attivisti per strade, la campagna di mobilizzazione massiccia sulla rete, il coraggio di una ragazza che non ha avuto peli sulla lingua nel denunciare apertamente i propri aggressori (incluso in televisione) e rivendicare la propria dignita', e' forse l'atra faccia di un paese che vuole lottare per non rientrare nel baratro dell'inpunita', che vuole proteggere i diritti della donna e che si trova a vivere un passaggio molto delicato di una transizione, che oggi quanto mai rimane incerta.
Come al solito da tristezza il continuo disinteresse del nostro paese a questo passaggio delicato. Mentre ministri francesi esprimono solidarieta' alla donna, persino delle Ucraine scendono in piazza, i pochi 70 kilometri che di separano dalla Tunisia sembrano un gran fossato.
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lunedì 1 ottobre 2012
Hyper-revolution
Un video sul potere del social networking...da gustare
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Tunisia: donne sempre in prima fila
Si è scritto nei giornali europei che l'assalto all'ambasciata USA e la devastazione dell'edificio scolastico adiacente hanno gettato fango sull'immagine della Tunisia e della sua cosiddetta "rivoluzione dei gelsomini". Beh, la vera notizia è che qui stiamo spalando fango da un bel po' di tempo, cari amici europei, ma soprattutto italiani, senza che nessuno se ne accorga perché se non ci sono un po' di salafiti e qualche vignetta su Mohamed a nessuno importa di cosa stia facendo questo popolo sofferente e coraggioso contro tutti i tentativi di riportarlo indietro... e la lotta spesso paga, anche qui - scrive Patrizia Mancini
Leggi l'articolo intero cliccando qui
lunedì 24 settembre 2012
La scuola americana a Tunisi riapre
In tempo record, con gran determinazione, la scuola americana a Tunisi riapre le porte dopo soli 10 giorni dall'attacco del maledetto 14 settembre. Ecco alcune immagine di prima e dopo. Si riparte!
Tunisia accesi i riflettori sullo scontro di civilta'
Segnaliamo un articolo interessante di Patrizia Mancini sui recent scontri e il conflitto tra Ennhada e i salafisti. Clicca qui e Buona lettura
domenica 23 settembre 2012
Islam is Peace
Dopo un venerdi un po' teso ma alla lunga piu' calmo del precedente, il Week-end e' stato "tranquillo" a Tunisi.
Condividiamo un video che fa riflettere
giovedì 20 settembre 2012
Scuola Americana: rabbia e orgoglio...
...Non si tratta di Oriana Fallaci, ma tutt'altro: una reazione di chi vuole rimboccarsi le maniche e ripartire. Visitare la scuola americana a Tunisi in questi giorni e' come passare attraverso una tempesta emozionale, ad iniziare da un enorme rabbia di fronte a immagini come queste. Si tratta proprio della classe di nostro figlio, prima elementare. Come si vede nulla e' rimasto, materiale didattico all'avanguardia, disegni dei bambini, giochi, lavagne, sedie. Tutto e' andato in fumo. Perche' fare cio' a dei piccoli? A stento si trattengono le lacrime, molti genitori non resistono, come una mamma Tunisina di un ragazzo nostro compagno alla cui tristezza si accompagna la vergogna. Si rivolge a me, quasi per scusarsi "non e' questo l'Islam - mi dice - non e' questa la Tunisia". Ne siamo convinti anche noi.
La cosa piu' agghiaggiante e' sapere che l'attacco era stato ben pianificato. Gli aggressori sapevano come tagliare il circuito di telecamere, dove era situato l'ufficio del capo sicurezza e si sono presentati con taniche di cherosene.
Ora la scuola e' circondata da carri armati, pompieri e polizia, ...uno di questi ha dimenticato una pistola incustodita nel campus mentre usufruiva del bagno.
diciamolo chiaramente: ma a chi stiamo affidando le vite dei nostri figli?
Domani e' venerdi', e' stato emanato ufficialmente il divieto a manifestare.... Cosa accadra'?
Possiamo solo dire inshallah la bes (in romanaccio: ke Dio ce la mandi booona)
martedì 18 settembre 2012
Attacco all'ambasciata: alcune reazioni
Condividiamo una bellissima riflessione di una nota commentatrice sugli eventi di venerdi
http://blog.octavianasr.com/2012/09/claiming-back-our-arab-spring.html
e l'insolito discorso del presidente tunisino (in inglese)
Infine condividiamo l'invito a partecipare ad una manifestazione giovedi contro la violenza
https://www.facebook.com/home.php#!/events/369946709746568/
domenica 16 settembre 2012
Attacco a scuola americana a tunisi : Questa non e' la Tunisia
E' domenica sera, dopo un fine settimana di follia. Nostro figlio non potra' andare a scuola domani. Come spiegare ad un bimbo di 6 anni che la sua classe (in Tunisia) e' stata bruciata a causa di un film amatoriale girato da un egiziano, negli stati uniti? Come spiegargli il perche' migliaia di tunisini hanno assaltato la sua scuola, dato fuoco alla libreria, rubato i computer, danneggiato i suoi disegni, i suoi ricordi, in nome di un Dio, che dovrebbe significare bonta', generosita', amore. Come spiegare questo video?
Ma chi e' questa gente? Non e' certo il popolo accoglente che ci ospita da 5 anni, non sono certo gli stessi tunisini che hanno eroicamente abbattuto un regime dittatoriale ventennale in nome della dignita'. Gli stessi che il 15 gennaio 2011, quando le milizie di Ben Ali impazzavano nel nostro quartiere, bussavano alla porta, per chiedere se avevamo bisogno di qualcosa. Non sono certo quelli che ci hanno raccontato le loro storie e aiutato a scriverne un libro.
In un momento di rabbia (e oggi ne abbiamo tutti una gran dose), ci chiediamo: Ma dove erano tutti questi eroi? Ma soprattutto dove erano le autorita' tunisine, il suo esercito, la sua polizia in quelle lunghe ore di saccheggio? Dov'era la Tunisia che conosciamo mentre i disegni di bambinii innocenti di 70 nazionalita' andavano in fiamme?
Ci incoraggia una bellissima lettera aperta di un insegnante tunisina. Ci consola la solidarieta' dei genitori e degli studenti piu' grandi che si sono rimboccati la maniche per riaprire la scuola il piu' presto possibile. E che alcuni residenti tunisini vicini abbiano siano riusciti a recuperare una parte della refurtiva, e a denunciarne i ladri. La pagina facebook dell'ambasciata US a Tunisi e' inondata da nuovi likes dal popolo tunisino, magra consolazione, ma che va nella direzione opposta di chi voleva alimentare lo spirito anti-US.
E' l'ora del cambiamento. La Tuinisia deve alzare la voce, differenziarsi e dissociarsi da questi comportamenti criminali. Non a parole ed a posteriori, ma con i fatti!! Oggi la Tunisia non deve cadere alla trappola di chi vuole far fallire la rivoluzione e vuole che si dica "avete voluto la liberta', ecco gli integralisti islamici". Dalla Tunisia ci si attende una risposta forte che riesca a sanare il "senso di inpunita'" che si vive in queste ore. Ci si attende una folla quanto mai numerosa sulle strade di Avenue Bourghiba.
L'Islam e la Tunisia non sono questo, sono ben altri.
Il paese affronta un momento difficile che richiede coraggio e lucidita'. E' chiaro che dietro quelle migliaia di violenti agitatori. c'e' un disegno, c'e' qualcuno che vuole lo scontro a tutti i livelli. Di fronte a tutto cio dobbiamo essere uniti, noi come loro, contro il radicalismo islamico, cosi come contro lo scontro di civilta'. Oggi come mai non dobbiamo cedere alla semplificazione che tutto l'Islam e' violento, ma dobbiamo avere il coraggio di condannare fermamente i fatti di venerdi, tutti indistintamente (Tunisini, ed altri), altrimenti sara' il loro disegno a realizzarsi.
Lunedi ai bimbi sara negata la scuola, sta a noi adulti ricostruirla. Stai a noi ricostruire (non solo con carri armati tardivamente posteggiati all'entrata) la tranquillita' di una societa' e un mondo, basati sul rispetto e la tolleranza.
Ma chi e' questa gente? Non e' certo il popolo accoglente che ci ospita da 5 anni, non sono certo gli stessi tunisini che hanno eroicamente abbattuto un regime dittatoriale ventennale in nome della dignita'. Gli stessi che il 15 gennaio 2011, quando le milizie di Ben Ali impazzavano nel nostro quartiere, bussavano alla porta, per chiedere se avevamo bisogno di qualcosa. Non sono certo quelli che ci hanno raccontato le loro storie e aiutato a scriverne un libro.
In un momento di rabbia (e oggi ne abbiamo tutti una gran dose), ci chiediamo: Ma dove erano tutti questi eroi? Ma soprattutto dove erano le autorita' tunisine, il suo esercito, la sua polizia in quelle lunghe ore di saccheggio? Dov'era la Tunisia che conosciamo mentre i disegni di bambinii innocenti di 70 nazionalita' andavano in fiamme?
Ci incoraggia una bellissima lettera aperta di un insegnante tunisina. Ci consola la solidarieta' dei genitori e degli studenti piu' grandi che si sono rimboccati la maniche per riaprire la scuola il piu' presto possibile. E che alcuni residenti tunisini vicini abbiano siano riusciti a recuperare una parte della refurtiva, e a denunciarne i ladri. La pagina facebook dell'ambasciata US a Tunisi e' inondata da nuovi likes dal popolo tunisino, magra consolazione, ma che va nella direzione opposta di chi voleva alimentare lo spirito anti-US.
E' l'ora del cambiamento. La Tuinisia deve alzare la voce, differenziarsi e dissociarsi da questi comportamenti criminali. Non a parole ed a posteriori, ma con i fatti!! Oggi la Tunisia non deve cadere alla trappola di chi vuole far fallire la rivoluzione e vuole che si dica "avete voluto la liberta', ecco gli integralisti islamici". Dalla Tunisia ci si attende una risposta forte che riesca a sanare il "senso di inpunita'" che si vive in queste ore. Ci si attende una folla quanto mai numerosa sulle strade di Avenue Bourghiba.
L'Islam e la Tunisia non sono questo, sono ben altri.
Il paese affronta un momento difficile che richiede coraggio e lucidita'. E' chiaro che dietro quelle migliaia di violenti agitatori. c'e' un disegno, c'e' qualcuno che vuole lo scontro a tutti i livelli. Di fronte a tutto cio dobbiamo essere uniti, noi come loro, contro il radicalismo islamico, cosi come contro lo scontro di civilta'. Oggi come mai non dobbiamo cedere alla semplificazione che tutto l'Islam e' violento, ma dobbiamo avere il coraggio di condannare fermamente i fatti di venerdi, tutti indistintamente (Tunisini, ed altri), altrimenti sara' il loro disegno a realizzarsi.
Lunedi ai bimbi sara negata la scuola, sta a noi adulti ricostruirla. Stai a noi ricostruire (non solo con carri armati tardivamente posteggiati all'entrata) la tranquillita' di una societa' e un mondo, basati sul rispetto e la tolleranza.
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domenica 19 agosto 2012
Noi tunisine rivoluzionarie di nuovoin piazza per i nostri diritti
Pubblichiamo un articolo di Viviana Mazza, pubblicato sul Corriere , intervistando la nostra "Italiana di Cartagine" Lilia Zaouali.
“Noi tunisine rivoluzionarie di nuovo
Link all'articolo
http://27esimaora.corriere.it/articolo/noi-tunisine-rivoluzionarie-di-nuovo-in-piazza-per-i-nostri-diritti/#.UDE1oSUm9Tk.facebook
“Noi tunisine rivoluzionarie di nuovo
in piazza per i nostri diritti”
Lunedì scorso a Tunisi migliaia di persone hanno manifestato contro la bozza dell’articolo 28 della nuova Costituzione che definisce la donna “complementare” all’uomo anziché dotata di pari diritti. Tra loro c’era Lilia Zaouali, antropologa e scrittrice che vive tra l’Italia, la Francia e la natia Tunisia. “E’ stato bellissimo vedere tante donne e anche tanti uomini dimostrare la loro resistenza ai progetti di Ennahda”.
E’ grazie ai voti del partito islamico al potere in Tunisia che quell’articolo è stato approvato il 1° agosto in sede di commissione parlamentare. Ma la studiosa, che si trova a Biserta, a casa della madre sulla costa tunisina, si dice convinta che, anche grazie alle proteste, nei prossimi mesi il Parlamento respingerà il “principio di complementarità” in nome dell’uguaglianza tra i sessi. “Certo, il rischio c’è, ma negli ultimi giorni anche i rappresentanti di Ennahda hanno sottolineato che si tratta solo di una bozza, mostrando un’apertura ad abolirlo. Secondo me hanno capito che la gente non è d’accordo”.
C’è chi parla di fallimento della rivoluzione per quanto riguarda i diritti delle donne.
“Non ho mai pensato che avremmo ottenuto tutto subito. Forse ci vorranno 10 o 15 anni, ma sono dell’idea che vinceremo. E anche se Ennahda si è imposta alle passate elezioni, non significa che abbiamo fallito, perché dovrà fare dei compromessi con i laici”.
La piazza lunedì ha celebrato il Codice di Statuto Personale approvato nel 1956. Nella Nuova Tunisia le donne si ritrovano a difendere le leggi del passato?
“Celebrare il Codice non significa dimenticare che va migliorato. Quando fu approvato, garantì alle tunisine diritti che altrove non c’erano, in alcuni casi nemmeno in Italia, dal divorzio all’interruzione della gravidanza. Ma non è completo, ha bisogno di riforme: per esempio, in materia di eredità prevede che una donna riceva metà di quanto spetta all’uomo. E poi non ho apprezzato l’elogio del Bourghibismo e del culto della personalità espresso da una parte dei manifestanti. Durante la marcia c’era una bella atmosfera, con slogan audaci che attaccavano Ennahda, ma arrivati al Palazzo dei Congressi un noto attore, Raja Ferhat, che ha fatto carriera sotto il regime ha recitato per ben 25 minuti il ruolo di Bourghiba che toglie il velo alla prima donna e le dà i diritti… Noi abbiamo fatto questa rivoluzione anche contro il culto della personalità. E se Bourghiba ha potuto approvare il Codice, è stato grazie a donne e uomini attivi dagli anni 20. Invece pareva che fosse la Parola di Bourghiba, come Dio col Corano. Siccome la gente che non vuole gli islamisti non sa dove andare e vede che la sinistra non riesce a costruire un fronte unico, allora temo questo ritorno di vecchi personaggi travestiti da nuovi”.
I salafiti ricordano alla gente che i diritti delle donne sono stati promossi dall’odiato regime. Chi li ascolta?
“Avevamo un femminismo di Stato, con il presidente padre della nazione e protettore delle donne: era una strategia per guadagnarsi l’amore del popolo. Ora la propaganda dei salafiti può funzionare nelle fasce popolari più fragili. Ho partecipato a due eventi in quartieri popolari, spiegando l’uguaglianza a scuola a bambini che non avevano nemmeno le scarpe. In un caso i salafiti hanno organizzato una festa per sottrarci il pubblico. Ma i piccoli erano entusiasti quando spiegavo che una bambina può diventare comandante di marina. Poi hanno fatto una gara di disegno, e nei loro ritratti di donne, nessuna aveva il velo. Tutte le mamme di questi bambini sono velate, eppure, a quanto pare, il velo per loro non fa parte della personalità”.
Cos’è cambiato per la sua generazione rispetto a quella di sua madre?
“Mia madre ha 74 anni e non è mai stata a scuola. Mio nonno mandò solo i figli maschi, e lei ha vissuto chiusa, dai suoi, fino alle nozze. Poi mio padre, che non era un professore ma un meccanico navale, le disse: “Se vuoi venire al cinema con me, togli il velo”. E lei scelse il cinema. Mia madre ha sempre seguito i movimenti femministi, pur senza sapere leggere e scrivere, perché nei primi anni 60 ci fu una grande presa di coscienza dell’essere umano, uomo e donna, con una fierezza che non c’era sotto il colonialismo. E dopo il 14 gennaio, e la caduta del regime, noi abbiamo ritrovato la fierezza e cerchiamo di non perderla”.
C’è chi parla di fallimento della rivoluzione per quanto riguarda i diritti delle donne.
“Non ho mai pensato che avremmo ottenuto tutto subito. Forse ci vorranno 10 o 15 anni, ma sono dell’idea che vinceremo. E anche se Ennahda si è imposta alle passate elezioni, non significa che abbiamo fallito, perché dovrà fare dei compromessi con i laici”.
La piazza lunedì ha celebrato il Codice di Statuto Personale approvato nel 1956. Nella Nuova Tunisia le donne si ritrovano a difendere le leggi del passato?
“Celebrare il Codice non significa dimenticare che va migliorato. Quando fu approvato, garantì alle tunisine diritti che altrove non c’erano, in alcuni casi nemmeno in Italia, dal divorzio all’interruzione della gravidanza. Ma non è completo, ha bisogno di riforme: per esempio, in materia di eredità prevede che una donna riceva metà di quanto spetta all’uomo. E poi non ho apprezzato l’elogio del Bourghibismo e del culto della personalità espresso da una parte dei manifestanti. Durante la marcia c’era una bella atmosfera, con slogan audaci che attaccavano Ennahda, ma arrivati al Palazzo dei Congressi un noto attore, Raja Ferhat, che ha fatto carriera sotto il regime ha recitato per ben 25 minuti il ruolo di Bourghiba che toglie il velo alla prima donna e le dà i diritti… Noi abbiamo fatto questa rivoluzione anche contro il culto della personalità. E se Bourghiba ha potuto approvare il Codice, è stato grazie a donne e uomini attivi dagli anni 20. Invece pareva che fosse la Parola di Bourghiba, come Dio col Corano. Siccome la gente che non vuole gli islamisti non sa dove andare e vede che la sinistra non riesce a costruire un fronte unico, allora temo questo ritorno di vecchi personaggi travestiti da nuovi”.
I salafiti ricordano alla gente che i diritti delle donne sono stati promossi dall’odiato regime. Chi li ascolta?
“Avevamo un femminismo di Stato, con il presidente padre della nazione e protettore delle donne: era una strategia per guadagnarsi l’amore del popolo. Ora la propaganda dei salafiti può funzionare nelle fasce popolari più fragili. Ho partecipato a due eventi in quartieri popolari, spiegando l’uguaglianza a scuola a bambini che non avevano nemmeno le scarpe. In un caso i salafiti hanno organizzato una festa per sottrarci il pubblico. Ma i piccoli erano entusiasti quando spiegavo che una bambina può diventare comandante di marina. Poi hanno fatto una gara di disegno, e nei loro ritratti di donne, nessuna aveva il velo. Tutte le mamme di questi bambini sono velate, eppure, a quanto pare, il velo per loro non fa parte della personalità”.
Cos’è cambiato per la sua generazione rispetto a quella di sua madre?
“Mia madre ha 74 anni e non è mai stata a scuola. Mio nonno mandò solo i figli maschi, e lei ha vissuto chiusa, dai suoi, fino alle nozze. Poi mio padre, che non era un professore ma un meccanico navale, le disse: “Se vuoi venire al cinema con me, togli il velo”. E lei scelse il cinema. Mia madre ha sempre seguito i movimenti femministi, pur senza sapere leggere e scrivere, perché nei primi anni 60 ci fu una grande presa di coscienza dell’essere umano, uomo e donna, con una fierezza che non c’era sotto il colonialismo. E dopo il 14 gennaio, e la caduta del regime, noi abbiamo ritrovato la fierezza e cerchiamo di non perderla”.
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http://27esimaora.corriere.it/articolo/noi-tunisine-rivoluzionarie-di-nuovo-in-piazza-per-i-nostri-diritti/#.UDE1oSUm9Tk.facebook
lunedì 13 agosto 2012
13 agosto con le donne tunisine
Italiani di Cartagine si uniscono al Comitato Libere Tutte-Firenze, nel loro appello qui sotto e invitano i propri lettori ad aderre all'iniziativa
Il 13 agosto dello scorso anno, giorno della ricorrenza della promulgazione del Codice dello Statuto personale del 1956, le donne tunisine sottoscrissero la Dichiarazione per i diritti delle donne, l’uguaglianza e la cittadinanza. La pubblicammo allora segnalando la forza del messaggio, la determinazione ed il coraggio con i quali le nostre sorelle dell’altra sponda del Mediterraneo andavano a rivendicare “il rispetto della dignità e della piena cittadinanza di tutte le tunisine”.

E’ ciò che viene detto nella petizione che pubblichiamo, aderendovi ed invitando alla sottoscrizione ed alla più ampia diffusione possibile. Non sono in gioco solo il futuro e la dignità delle donne tunisine. E’ una lotta che ci accomuna perché ogni menomazione dei diritti fondamentali della donna ci riguarda e ci colpisce direttamente. Facendo nostro il loro appello, celebriamo insieme alle donne tunisine la ricorrenza del 13 agosto.
Firma anche tu l'appello presso
mercoledì 1 agosto 2012
Tunisia: il velo rivela piu che nascondere
Condividiamo un articolo interessante sul velo jn tunisia
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/il-velo-rivela-pi-che-nascondere.html
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/il-velo-rivela-pi-che-nascondere.html
martedì 24 luglio 2012
Non Ho piu Paura compie un anno
Da queste stesse pagine da cui e’ nato il libro, scriviamo un GRAZIE a tutti coloro che ci hanno fatto vivere queste emozioni, e che lo fanno tutt’ora, rendendo questo un libro un opera collettiva, viva che continua a parlare e a creare ponti. A un anno dalla sua stampa, « non ho piu’ paura » non sara' diventato un bestseller, ne ci ha reso famosi, ma ci ha regalato emozioni impagabili, nuove amicizie e ci ha resi protagonisti di un avvicinamento tra tra paesi e persone che per un momento non avevano né una frontiera né un mare a separarli.
La mamma di Bouaziz, nella sua casa |
Non ho piu paura, il libro/ diario degli italiani di cartagine sulla rivoluzione tunisina compie un anno dalla sua publicazione. Nato da queste stesse pagine e aricchitosi di interviste di giornalisti, bloggers, familiari di martiri, artisti e uomini e donne comuni, il libro è stato in realtà un viaggio di scoperta nelle cause profonde della rivolta, ricercate attraverso testimonianze dirette, riflessioni e impressioni a caldo prese nei giorni immediamente successivi alle 30 storiche giornate che hanno cambiato la storia della Tunisia, e arricchito dalle esperienze personali di una familia a due passi dal palazzo presidenziale. E’ stato un viaggio alla scoperta per noi stesso, fatto di varie tappe decisive, come la visita a Sidi Bousid il 1 febbraio 2011, l’incontro con la famiglia di Bouazizi, nella loro umile dimora, le lacrime gli occhi azzurri dell’anziana madre del martire, la dignita’ e l’orgoglio degli abitanti di Sidi Bousid, fieri di poter accogliere e raccontare la propria realta’ ai primi stranieri in visita, pronti ad a sfoggiare la memoria fresca di chi riusciva a scandire ogni minuto di quei tragici momenti in cui l’ambulante tunisino si e’ stato fuoco dando vita alla rivolta. E’ stato un viaggio che ci ha portato a scoprire le potenzialita’ di un paese e la dinamicita’ di una gioventu, come attraverso l’intervista del panettiere di Kasserine, avvenuta via skype, raccontandoci tappa per tappa gli eventi delle stragi compiute in quella citta’ facendoci navigare nel suo computer su google earth. E’ un viaggio fatte di interviste, dove le lacrime stentavano a non uscire, come quella della famiglia del martire di Hammamet, o i brividi di fronte a chi come Mourad Ben Cheick ci raccontava le emozioni della scoperta dei microfoni nascosti nel suo appartamento o le lascime del poliziotto che si e trovato a confrontare a Avenue Boughiba naso contro naso. E’ un viaggio che ha conosciuto dei momenti di grande visibilita’ ed entusiasmo, come le apparizioni su Sky, ospiti due volte di Pola Saluzzi, varie presentazioni, ma anche delusioni sugli alti e bassi delle apparizioni sui distratti mezzi di comunicazione italiani, la mancata distribuzione e la scarsa visibilita’ spesso regisrata in alcune librerie. Un libro che si e’ arricchito da una comunita’ di tante mani, nuovi amici, scrittori, artisti, ragazzi e ragazze che a vario modo hanno conrtibuito alla stesura di questo libro, con racconti, commenti e semplici incoraggiamenti, come i vari posts ricevuti sulla nostra fan page, uno piu di tutti quello di una tunisina residente in Italia da anni, che ci ha ringraziato dicendosi che « solo le lacrime riuscivano a frenare la lettura del libro ». Libro divorato dunque, soprattutto per chi con quelle pagine ha voluto rivivere quello che non ha potuto, vittime spesso di una migrazione « forzata » dalla ricerca di un futuro migliore, da una residenza in un paese non proprio, vite e realta’ distanti, che in quel momento, in quei giorni sabbiamo sentito quanto mai vicine.
![]() |
Presentazione a Roma con L. Borsatti, F. Bellino e A.Hafiene |
giovedì 21 giugno 2012
Estate in Tunisia, Principali Festival e Appuntamenti culturali
Festival Méditérranéen de la GuitareGrand Hotel Menzah 7 - Tunis
Du Jeudi 21 Juin 2012 au Samedi 23 Juin 2012
Du Jeudi 21 Juin 2012 au Samedi 23 Juin 2012
Pour la 9ème année consécutive, la capitale de la Tunisie (Tunis) sera l’hôte du festival méditerranéen de la guitare..... Plus de détails
Du Samedi 23 Juin 2012 au Dimanche 24 Juin 2012
Habituellement, ses lieux de prédilection sont peu connus des profanes et les accès, limités, sont réservés aux personnes bien informées. Habituellement... Plus de détails
Du Jeudi 28 Juin 2012 au Samedi 30 Juin 2012
Organisé chaque année à la ville du Corail Tabarka, Tabarka Latino Days (ancienne appellation: Tabarka Salsa Festvial) évènement incontournable de la danse et de la musique latine en Tunisie.....Plus de détails
Du Samedi 30 Juin 2012 au Mardi 17 Juillet 2012
Une tradition s’instaure. Le festival international de musique symphonique d’Eljem est à sa 27ème année. Il s’impose en temps qu’évènement culturel de dimension international, qui draine vers la ville millénaire.... Plus de détails
Du Jeudi 05 Juillet 2012 au Mercredi 15 Août 2012
Le programme de la 48ème édition du festival de Carthage (5 juillet-15 août 2012) a été divulgué, mercredi soir, lors d’une conférence de presse tenue au Centre culturel international de Hammamet....Plus de détails
sabato 9 giugno 2012
Tunisia, le donne trasformno la rivoluzione in opportunita'
Segnaliamo un interessante articolo su donne e post rivoluzione
lunedì 14 maggio 2012
martedì 1 maggio 2012
1 maggio ... tanti interrogativi
Tanti i partiti rappresentati, tanti gruppi, segno della nuova Tunisia multi-colore, polarizzata su alcuni temi, ma ancora assai frammentata tra le nuove fazioni di un movimento democratico di opposizione, che stenta di decollare come forza coesa. L'anti-Ennada sembra essere l'unico fattore che accomuna questi partiti (vedi immagine al lato di un cartello apparso oggi su Avenue Bourghiba con accuse indirette al partito al potere).
Una cosa e' certa: manca una risposta concreta (in ambo i campi) ai problemi economici della Tunisia di oggi, problemi che dovrebbero esser al centro dei dibattiti il 1 maggio. La Tunisia vive una congiuntura economica assai difficile. Come nella sponda Nord del mediterraneo, la crisi si fa sentire. 800,000 disoccupati, forse piu', quasi il 20 percento della popolazione attiva. I primi segnali di ripresa ci sono, ma cosi anche le incertezze di una transizione politica ancora non completata e di un economia che - dati i suoi legami con l'Europa - dipende dai destini di un continente in preda ai propri problemi. E allora non ci resta che dire. Inshallah labesse.
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