C'e' un atmosfera surreale a Tunisi e realta' e vissuti paralleli si incrociano. La citta' e' piena di giornalisti internazionali (non se ne sono mai visti tanti !) spesso affannati nella ricerca di unintervista, uno scatto, una notizia per "bucare" lo schermo distratto di molti lettori internazionali, quanto mai alle prese con le crisi greche, italiane e americane. Diversamente dalle previsioni che vedevano questo come il momento di grande visibilita' per la prima elezione democratica dopo la primavera araba, distoglere l'attenzione dell'occidente dai propri problemi e' assai difficile. Ma la grande difficolta' e' che il paese e' in effervescenza e nemmeno i blogger piu' disponibili hanno tempo per offrire interviste. Tutti impegnati per la campagna elettorale. Cosi come i numerosi osservatori internazionali, oltre 500, in gran parte europei e americani. Ci sono tutti: Comunità Europea (oltre 200 osservatori), Fondazione Carter (oltre 80), The National Democratic Institute, Organizzazione Internazionale della Francofonia (una cinquantina) e tanti altri. Corrono da una parte all'altra, presidiano alberghi, conferenze. Per molti di loro sono stati organizzati corsi intensivi di storia e di attualita' tunisina. Giornalisti e osservatori, spesso digiuni alla realta' tunisina, si affannano a comprendere in poco tempo una realta' e un contesto che appare incomprensibile. Sono affamati di contatti, cercano di capire, ma il tunisino e' irrangiungibile. Qualche giorno fa la famosa blogger Lina Ben Mhemi ha scritto sul suo blog: "giornalisti non contattatemi piu'". I tunisini sono impegnati a vivere e partecipare alla loro pagina di storia. Oltre 7000 osservatori nazionale e volontari tunisini pronti ad assicurarsi che le elezioni si svolgano in modo regolare. Sono eccitati, ma anche impauriti di cio' che puo' succedere. E' un atmosfera calda, che si consuma tra avvertimenti, come quelli dell'ennesima protesta prevista oggi ma mai veramente consumata, forse l'ultima prima delle elezioni. Gente comune gira con volantini in mano, i muri sono tappezzatti di poster. C'e' confusione. Oltre 100 partiti e 1000 lista tra cui scegliere (con tanto di errore sulla scheda - vedi foto). Si cerca di ricordare il numero del partito da votare, ben piu' importante del logo o del nome, che qualcuno ricorda in arabo o in francese (spesso la traduzione non e' letterale). Poi ci sono i Libici ormai residenti da mesi, che fanno parte del tessuto della nuova societa' Tunisina, quanto mai aperta e integrata. La morte di Gheddafi ha dato loro un grande sussulto, hanno festeggiato insieme ai "fratelli" tunisini, davanti alla loro ambasciata a Tunisi e nelle strade. Venditori ambulanti vendono i gadgets con la nuova bandiera della Libia. Il grande giorno per loro e' stato ieri, un giorno partecipato con i tunisini, unico momento a distogliere la loro attenzione dalla corsa alle elezioni. L'altro grande contrasto e' tra chi ha deciso di votare e fa di tutto per incoraggiare altri a fare lo stesso nelle forme piu' creative, e chi ha deciso che a votare non ci andra'. Ebbene si, c'e' chi e' deluso che nulla e' cambiato. Ma la voce di incoraggiamento e' venuto dall'imam della moschea centrale vicino Passage (quella da cui spesso partivano i cortei) che ha tuonato contro chi ha deciso l'astensione. Senza dare suggerimenti alcuni, ha affermato "Bisogna andare a votare almeno per onorare la morte dei martiri della rivoluzione". Diversamente da quanto si prevedeva in questo ultimo venerdi pre-elettorale, dopo la preghiera i fedeli sono tronati nelle loro case o al lavoro. Ormai la strada della democrazia e' quanto mai aperta. Che vinca il migliore!
“Gli Italiani di Cartagine” è il nome datoci dai nostri vicini nelle giornate in cui il popolo tunisino proteggeva se stesso e chiunque fosse loro vicino - compresi la nostra famiglia- dalle milizie di Ben Ali. Italiani di cartagine e' oggi uno spazio libero per raccontare la "nuova" Tunisia attraverso gli occhi un gruppo di amici italiani residenti e impegnati in Tunisia e non solo, uno spazio di denuncia e riflessione su fatti che stanno cambiando il mediterraneo.
venerdì 21 ottobre 2011
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