“Gli Italiani di Cartagine” è il nome datoci dai nostri vicini nelle giornate in cui il popolo tunisino proteggeva se stesso e chiunque fosse loro vicino - compresi la nostra famiglia- dalle milizie di Ben Ali. Italiani di cartagine e' oggi uno spazio libero per raccontare la "nuova" Tunisia attraverso gli occhi un gruppo di amici italiani residenti e impegnati in Tunisia e non solo, uno spazio di denuncia e riflessione su fatti che stanno cambiando il mediterraneo.
domenica 16 ottobre 2011
Rivolte a confronto, le infiltrazioni estremiste che fanno male
Negli ultimi giorni l'Italia e la Tunisia hanno vissuto dei paralleli e dei contrasti assordanti per chi come noi, si trova semre piu nel mezzo di queste due sponde del mediterraneo ch si attraggono e si respingono. L'Italia vive oggi un dramma per molti aspetti simile a quello che si viveva qui nel dicembre dello scorso anno. Precarieta' dilagante, disoccupazione giovanile alle stelle, diparita' regionale, ma soprattutto lo sconforto che la fine del regime non sia piu; cosi vicina. Cosi come nella seconda meta' del 2010, la campagna per la ricandidatura di Ben Ali e la revisione della costituzione per un ennesimo mandato frantumo' ogni speranza di un cambiamento gradule, similmente lo "schiaffio in faccia" dell' ennesma fiducia al governo Berlusconi ottenuta il 14 Ottobre, mi fa sentire nella pelle quella frustrazione che sentivano in Tunisini prima della rivoluzione, mutatis mutandis. Le vibrazioni della mia rabbia si incontrano certamente con tutti coloro che nella sponda Nord stanno perdendo le speranze. chi ormai non nutre piu' nessuna speranza in un cambiamento. Rabbia che si scontra con le immagini dei black blocks, riportata abilmente da Claudia Vago in un suo articolo, con cui si chiede come e' possibile che l'Italia non possa seguire l'esempio di altri paesi nell'ondata di una rivolta pacifica, proposiva e per questo vincente. La foto che circola si facebool su un sospetto uomo delle forze, servizi segreti, o quant'altro che fa il palo ai Black blocks mi ricorda i racconti della Kasbah (il movimento che ha fatto cadere i primi governi di transizione tunisini fino ad un epurazione di uomini dell'RCD), quando personaggi sospetti spargevano siringhe e spinelli per mostrare che si trattasse di un gruppo di drogati.Se dietro i back blocks ci sia lo stato, dei fanatici o quant'altro lo affermera' la storia, ma il risultate e' che di quella protesta ora si ricordano quelle immagini prima di tutto e il dibattito e' sulla madonnina rotta o sul ruolo della polizia, invece che sulla richiesta di dignita' (karama direbbero da queste parti) emerso dalla piazze e le risposte da dare al paese. Un messaggio di speranza, che vale per tutte le due sponde e' emerso poche ore fa ore fa a Place Pasteur, nel centro di tunisi, dove una centinaia di ragazzi e ragazzi Tunisini hanno indetto una marcia spontanea contro gli estremismi e le polarizzazioni del giorni passati.. I Tunisini lo hanno capito e lo hanno mostrato. L'estremismo non fa che favorire lo status quo, ci vuole una rivolta propositva, non-violenta e soprattutto continua. La speranza e' che dopo che i riflettori si spengono su qesta vicenda, il popolo Italiano sia offrire quella determinazione e continuita che i Tunisini hanno saputo dare nei gloriosi 30 giorni, che abbiamo raccontato nel nostro libro, e che hanno permesso una rivolta epocale. Che la lotta continui, e mai come oggi dobbiamo essere uniti!
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