lunedì 16 maggio 2011

Crisi libica, immigrazione, una debita proporzione

Mi ha colpito e vi raconto il nome di Hatem cugino di una mia amica tunisina, lavoratore stagionale in Libia. E' scappato dalla guerra e tornato come decina di migliaia di tunisini  senza lavoro, senza risparmi e spesso senza esser pagato per mesi. Faceva il disegnatore di gioielli in una fabbrica libica. Oltre ad esser tornato senza soldi, la Libia gli ha regalato un'infezione ai polmoni legata alla polvere che respirava in fabbrica. Non sa piu' come sostenere la famiglia e sente di aver perso la dignita'. Non ha il coraggio di tornare da sua moglie e dai suoi figli, che ormai vedono in lui un fallimento e un "peso". E' una delle tante storie che si acoltano in Tunisia oggi. La Tunisia di oggi non offre molto. La crisi economica incalza. Il commercio con la Libia (principale partner commerciale oltre l'UE) e' ai minimi storici, il turismo e' in declino, date le varie paure dei turisti occidentali, alimentate spesso dalla "Beiruttizzazione" della Tunisia. Come racconta questo video, molti di loro partono per la disperazione, ma anche perche' vogliono trovare un modo di sostenere il proprio paese, con le rimesse che guadagneranno in Europa, come facevano i tunisini dalla Libia e come facevano gli italiani dall'America. Ma quello che colpisce oggi sono i numeri di questi flussi. Al 12 Maggio secondo l'Organizzazione Internazionale per la Migrazione, la Tunisia aveva gia' ospitato 380,000 uomini e donne in fuga dalla Libia. Ad accoglierli una popolazione, quella della Tunisia, di soli 10 Milioni abitanti, cioe' uno rifugiato ogni 26 persone. In quella stessa data, poco piu' di 30,000 gli uomini e donne approvati sulle coste italiane dall'inizio dell'anno, cioe' uno ogni 2,000 abitanti. Anche se l'Italia ricevera' 80,000 arrivi, come previsto da Maroni, saranno comunque una cifra misera, in paragone a quello che ha visto la Tunisia. A buon intenditore, poche parole

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