domenica 8 maggio 2011

Tunisia che non vinca la paura


Oggi Cartagine si e' svegliata con una calma inusuale. Anche se il coprifuoco e' finito alle 5 del mattino, ho l'impressione che la gente preferisca rimanere in casa. Accompagno mia moglie all'aeroporto, attraversando la strada semideserta di Kram (quartiere popolare a due passi di Cartagine). Sotto i nostri occhi appaiono le distruzioni della notte. Il commissariato di polizia e' stato attaccato, alcuni negozi sono stati danneggiati, la strada e' bloccata da un blocco di cemento, messo probabilmente la sera prima per rallentare gli spostamenti. Immediatamente il nostro pensiero torna indietro al 17 gennaio, quando lasciammo Tunisi per qualche giorno lungo quella stessa strada, scoprendo le tracce e i resti della guerra urbana dei tre giorni precedenti in cui il popolo, liberatosi del dittatore Ben Ali, aveva sconfitto (o almeno credeva) le milizie a lui fedeli. Ecco che quando la Tunisia sembrava avviata presso una transizione democratica fatta di passi ragionevoli: (i) assemblea constituente, (ii) nuove regole, (iii) elezioni libere; quando la Tunisia era oggetto di promesse di impegno e solidarieta' da vari paesi e organizzazioni internazionali (la settimana scorsa Banca Mondiale e Banca Africana di Sviluppo avevano annunciato 1 miliardo di dollari in aiuti immediati al paese), quando il turismo sembrava riprendere, anche se piu' lentamente della stagione precedente, ecco che il paese sembra rimpiombare nel buio della paura. Passeggiando sotto casa ascolto i miei vicini, che sembrano aver perso la speranza in una transizione democratica "non ci saranno le elezioni a luglio, ci vuole sicurezza del territorio prima di tutto!". Su facebook emergono le triste immagini delle violenze di giorni precedenti. Poliziotti, uomini con la tenuta nera delle forze speciali (quelli che seminavano terrore durante l'epoca di Ben Ali) o in tenuta non ufficiale (vedi foto) rincorrere e picchiare duramente uomini e donne in fuga. Sono le vecchie abitudini di alcuni individui? o c'e' qualche inflitrato o uno schema che qualcuno sta preparando per seminare nuove paure, un nuovo clima di guerra urbana? La reazione e' immediata. La sonnecchiante comunita' di facebook tunisina riprende i ritmi rivoluzionari, con condivisioni di video e testimonianze alla velocita' della luce. Gli attacchi ai commissariati sono la reazione immediata della rabbia cittadina. E cosi' che la gente comune, non piu' in clima rivoluzionario, comincia a avere nuove paure, a solleticarsi con l'idea che in fondo un colpo di stato non e' la soluzione peggiore, che forse non e' valsa la pena.... E' cosi che la violenza di alcuni, tente a legittimizzare nuove paure e nuove violenze. Mi rifiuto. E' cosi che spengo il mio computer e vado al mare con i bambini. E' una bella giornata. Non voglio cedere alla paura. Cosi come il 13 gennaio, quando centro citta' era in tumulto, e andai (forse con un po' di incoscenza) al parco a far giocare i bambini, cosi oggi, e mai come oggi il paese deve andare avanti, e noi con lui. Che si denuncino le violenze, si puniscano i resposabili, si rispetti il coprifuoco (confermato anche stasera), ma che si lavori per tornare alla normalita'. Che non vinca la paura, in nessuna delle sue forme.

1 commento:

  1. Grazie Emanuele per l'incitamento a restare coraggiosi e a non cedere alla paura. Voglio aggiungere che quello che oggi emerge alla luce del sole non e'un fenomeno post rivoluzionario ma piuttosto l'eredita lasciata dall'ex regime. una rabbia repressa un tempo nascosta e repressa ma comunque li. E' l'eredita di ogni politica che reprime la liberta e viola la dignita a cui ogni individuo ha diritto per nascita. Avanti Tunisia; avanti amici. Insieme e uniti vinceremo la paura.

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